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Addio a Mario Baruzzi grande protagonista negli anni ’60 e ’70.
Anche Piermario Baruzzi ci ha lasciato in un anno che sembra un epitafio continuo per il nostro sport, ma soprattutto per i campioni che lo hanno caratterizzato. Mario fa parte di quella schiera che noi delimitiamo come colossi. Il suo cuore non ha retto chiudendo il capitolo della sua vita per lasciare spazio ai ricordi di questo giovane bresciano, considerato fin dal suo periodo dilettantistico come grande promessa e lo dimostrò nei campionati europei che si disputarono a Roma nel 1967, conquistando l’oro. Il suo coraggio e la potenza erano le sue armi. Per un massimo possono pure bastare, ma non sono sufficienti se devi scontrarti con dei colossi fuori portata dalle tue possibilità fisiche. All’epoca Baruzzi si incuneò in quel duello, tutto bresciano, tra Santo Amonti e Piero Tomasoni. Lui fu il terzo incomodo, facendo diventare “La leonessa d’Itaila” l’emblema della nostra boxe over 90kg.. L’Italia pugilistica cercava gli eredi di Franco Cavcchi, Federico Friso, Rocco Mazzola, Mino Bozzano, e il trio bresciano si aggiunse all’emiliano Dante Canè e al veneto Bepi Ros. Cinque atleti per certi versi che avevano una caratteristica fisica in comune, dove il peso abbondante faceva la sua parte, ma soprattutto dove le caratteristiche tecniche, valide per ciascuno, avrebbero potuto essere compendiate da quelle degli altri. Le loro sfide tennero alta l’attenzione degli appassionati. Baruzzi dopo un bel filotto di 19 successi, per lo più prima del limite, riuscì a conquistare il titolo italiano superando Bepi Ros ai punti sulle 12 riprese. Con il veneto disputò un trittico, sempre valevole per il titolo, perdendo due volte dopo il primo successo. Ma l’indomabile bresciano tornò campione battendo forse il più dotato del quintetto, vale a dire Dante Canè. La vittoria su quest’ultimo gli aprì la strada per una sfida europea contro Joe Bugner, un inglese di origini magiare. Quest’ultimo aveva un fisico scultoreo e quando Baruzzi lo affrontò sul ring di Copenhagen, per un attimo parve la sfida tra Davide e Golia. L’inglese strafavorito vinse per intervento medico al 10 round, ma nella IV e V ripresa sembrò sul punto di crollare per un “miracolo” storico, ma fu una brutta ferita a negare la possibilità al nostro campione, che successivamente concesse la rivincita a Canè. Anche in quest’occasione non fu certo fortunato e il match non bello ma intenso ebbe la sua conclusione al VI round per una squalifica discutibile a favore dell’emiliano. All’orizzonte c’erano volti nuovi tra i colossi a cominciare da Alfio Righetti e Lorenzo Zanon. Contro Righetti che aveva superato Canè, disputò un ottimo match finendo battuto ai punti di stretta misura per l titolo. In pratica, pur continuando a combattere a intermittenza, la sua carriera finì lì.